Il 25 Novembre e il Paese dei Femminicidi

25 novembre, una giornata importante

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Il 25 Novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, voluta dall’ONU in memoria dell’assassinio delle tre sorelle Mirabal per mano del dittatore della Repubblica Dominicana nel 1960.

Troppi sono i femminicidi in Italia, anche da parte di adolescenti e niente sembra arrestare questo tragico fenomeno.

Nel 1992 la sociologa americana Diana Russel definisce “femminicidio” l’omicidio di una donna in quanto donna. Nel 1997 l’antropologa messicana Marcela Lagarde, chiamata ad analizzare le stragi di Ciudad Juàrez, propone il termine femminicidio per denunciare la responsabilità sociale e politica del fenomeno. Da allora questo termine viene usato comunemente a livello mondiale.

Nel 2009 l’artista messicana Elina Chauvet espone nella piazza di Ciudad Juàrez 33 paia di scarpe rosse per attirare l’attenzione sulla strage di giovani donne e ricordare la sorella uccisa dal marito. Tutte diverse sono accomunate dal colore e dal fatto che non possono più essere calzate, diventando un simbolo di lotta contro la violenza di genere.
Nel 1993 la report Lydia Cacho iniziò a occuparsi della sparizione di tante donne, diventando ben presto bersaglio di narcos e politici corrotti. Scopre una storia di misoginia e violenze a Ciudad Juàrez, città di confine del Messico con gli USA, dove tante ragazze lavorano negli stabilimenti di multinazionali. Molte di queste sono scomparse nel nulla e ritrovate con segni di violenza sadica. Secondo alcune stime sarebbero state uccise ben 2300 donne. A molti ha fatto comodo scaricare la colpa su un serial killer, un certo chimico di origine egiziana, messo in carcere nel 1995, che si dichiarò innocente. Solo un gruppo di donne coraggiose, madri, avvocate, giornaliste e attiviste, rompono il silenzio di chi, come i direttori dei media, erano i primi a censurare ciò che le donne subivano in famiglia e sui luoghi di lavoro.
La polizia è alleata dei narcos e i narcos coprono gli assassini.

Oggi qualcosa è cambiato, dice la giornalista Lydia Cacho, anche lei arrestata e torturata dalla polizia. Grazie all’ostinazione di familiari e magistrati coraggiosi, la legge viene applicata e i responsabili finiscono in galera, ma se l’aggressore ha legami con la rete criminale la situazione diventa difficile da smascherare. Per la prima volta, il Messico ha una presidente donna, un successo impressionante per Claudia Sheinbaum e un gran numero di uomini sono a suo favore.
È una scienziata, una donna di sinistra, “anche se più moderata di quanto vorrei. È stata un’alleata dei movimenti femministi, anche se a volte li ha traditi, come tutti i politici. Spero che con lei al governo il movimento delle donne riesca a ottenere maggiore protezione per le vittime”, cosi afferma Lydia Cacho, che adesso vive in Spagna.

Nota dell’autrice: Lydia Cacho, giornalista e attivista messicana, 61 anni, ha raccontato la storia dei femminicidi di Ciudad Juàrez nel podcast “La nota roja”.
Notizie tratte da “il venerdì”di Repubblica.

DONNA

Eroina di tutti i tempi
in un angolo del focolare
te ne stavi
zitta senza parlare,
oggetto tra gli oggetti
nella cenere,
senza parole per
esprimere un parere.
Marito, fratello, padre:
i loro comandi erano vincoli
da ossequiare.

Dure lotte si sono succedute,
ti sei liberata finalmente
o per lo meno
così appare.
Il pregiudizio è duro a
morire:
religione e politica
un binomio perfetto
per infierire e tormentare.
Strumenti diabolici
che han messo sul rogo
Vergini innocenti.

Rogo reale o virtuale
brilla ancora adesso
nel vicino Oriente e
tante donne si danno la
morte
per liberarsi dalle
catene.

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