Chiese e popoli: San Bartolomeo a Sovigliana. Il significato civico e religioso delle chiese nella storia dei popoli

Chiese e popoli: San Bartolomeo a Sovigliana. Il significato civico e religioso delle chiese nella storia dei popoli

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NOTERELLA STORICA NEL DÌ DI SAN BARTOLOMEO (24 agosto)

Quanti popoli sono vocati a San Bartolomeo nel nostro territorio? Abbiamo già parlato di quello di Streda ricordando tuttavia che lungo l’Arno, a Sovigliana, un altro è sotto il patronato dello stesso apostolo.

Ci ricorda Licena Vignozzi, in un bellissimo saggio pubblicato nel 2007, che la chiesa di San Bartolomeo è citata per la prima volta in un documento datato 10 ottobre 1109 firmato da ser Gualbrino, notaio, che attesta l’esistenza di tale chiesa tra quelle del piviere di Empoli, al tempo il pievano Rolando, insieme con quella di Petroio, nel territorio della famiglia comitale dei Conti Guidi, rappresentata dalla Contessa Emilia, moglie del Conte Guido Guerra dei Guidi. Tale appartenenza è confermata in una bolla di papa Celestino III del giorno 8 giugno 1192. Il popolo di San Bartolomeo a Sovigliana lo troviamo poi citato nel “Libro di Montaperti” dove si tratta della famosa battaglia avvenuta nel 1260 tra i Guelfi fiorentini e i Ghibellini senesi.

La Chiesa soviglianese è strettamente legata alla storia del fiume Arno, come antica via di comunicazione e trasporto merci. Fu probabilmente costruita nel luogo, dove dipartiva un’antica strada commerciale che attraverso la valle di Greti saliva a Faltognano per poi congiungersi ad altre per Pistoia; dall’altro lato si diramava verso Cerreto Guidi e Vinci, aprendo il passaggio per la Valdinievole. Per provvedere ai bisogni della gente, mercanti e pellegrini, si creò pertanto quella naturale aggregazione di persone residenti che dette vita a un “popolo”. La chiesa di San Bartolomeo è anche ricordata di “patronato del popolo” ovvero appartenente ai capi famiglia che pagavano la decima ecclesiastica e avevano il diritto di eleggere il parroco. Non si esclude, come era d’uso nel tempo, che il luogo sia servito per le assemblee civiche e non soltanto religiose.

Nella chiesa, l’altare di sinistra è ancora dedicato alla venerazione di San Bartolomeo, come risulta anche da varie visite pastorali. Dentro un tabernacolo si conserva una statua di terracotta del Santo, vestito con una tunica rossa e un manto azzurro, capelli e barba castani, nella mano destra il grande coltello, che ricorda il martirio (fu scuoiato vivo) e diventato il suo simbolo iconografico. Secondo la tradizione locale, l’opera sarebbe attribuibile al Cieco di Gambassi. Come ha posto l’accento Lorenzo Melani in un suo saggio, anche se non è possibile confermare l’autore, è “sicuramente appartenente alla tradizione fiorentina quattro – cinquecentesca di Andrea Della Robbia o di Baccio da Montelupo, nonostante l’aspetto vivacemente popolaresco della figura del Santo”. L’altare in cui si trova tale sacra effigie è stato costruito dalla famiglia Testi, come ci ricordano l’epigrafe e gli stemmi.

Il giorno di San Bartolomeo è, quindi, la giusta occasione per visitare questo luogo caro alla nostra storia e sicuramente scoprire altri piccoli tesori che vi si conservano. Che si sia credenti o meno, le chiese rappresentano l’immagine della nostra storia che si è sedimentata nel tempo, nelle quali si riconoscono, anche a distanza di secoli, le generazioni che hanno costituito, accresciuto e valorizzato quel popolo di riferimento.

Scrive il critico d’arte, Tommaso Montanari, a tale proposito “Il primo punto è avere ben chiara un’evidenza storica e culturale: le antiche chiese non sono solo monumenti religiosi, ma sono anche (e con la stessa intensità) monumenti civici”. La nostra storia passa inevitabilmente per queste antiche intitolazioni di luoghi e di Santi. “ La storia delle città, della nazione, una storia europea del mondo si dipanano attraverso le pietre e i colori delle nostre chiese: al punto che per fare, fino in fondo, la storia di una singola chiesa antica italiana bisogna scrivere una storia culturale globale” (T. Montanari “Chiese chiuse “ Einaudi, 2021).

Bibliografia: L.Vignozzi, L. Melani, G. Grimaldi, A.Sabato, A.Vezzosi-  Sovigliana, Arte e Luoghi di Fede, Aleph Edizioni, 2007)

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