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In occasione del 27 gennaio, Giorno della Memoria, desidero segnalare un libro per ragazzi che può essere letto da tutti, per la capacità di trasmettere valori di pace, libertà e giustizia oltre al valore dell’amicizia: è “Volevo solo dipingere i girasoli” di Fabrizio Altieri.
Si tratta di un romanzo sulle vicende legate all’occupazione nazista e alla lotta partigiana narrate da due tredicenni: Agostino e Stefano, figli di Aldo e Sergio, amici inseparabili in gioventù, che hanno fatto scelte molto diverse: il primo è divenuto partigiano, l’altro fascista e capostazione.
La vita spensierata di Agostino e Stefano cambia all’improvviso una domenica in seguito all’arrivo di un treno merci carico di ebrei alla stazione dove lavora Sergio, padre di Stefano. Facce smunte e sofferenti di bimbi, donne e vecchi s’intravedono dalle piccole finestre del treno, dove le SS sono di guardia nel vagone davanti. Tanti bigliettini vengono lanciati fuori sulla banchina e raccolti dai due ragazzi. Tra questi ce n’è uno con l’indirizzo che porta a poca distanza dal luogo dove essi risiedono. Agostino e Stefano vanno a cercare quell’abitazione e qui trovano Erica, una bambina ebrea rimasta sola perché la sua famiglia è stata portata via dai tedeschi. Ha con sé una valigia che custodisce gelosamente, contenente pennelli, colori e tavolozza per dipingere, una passione che la tiene viva e speranzosa. Le trovano un rifugio in un capanno da cui non deve uscire, anche se Stefano è titubante e vorrebbe denunciarla, ma non lo farà, convinto dall’amico.
Intanto le cose non si mettono bene per il padre di Agostino, partigiano, che ha ricevuto l’ordine dal suo superiore di uccidere Sergio. Consapevole di non poterlo eseguire perché si tratta di un vecchio amico, e soprattutto perché vuole conservare l’amicizia tra suo figlio e Stefano, viene catturato dai fascisti della banda di quel Mosca che già ai tempi di scuola era violento e si divertiva a fare il bullo. Sergio cerca di intervenire in difesa di Aldo, ma non riuscirà nell’intento di salvare l’amico, che viene torturato dai fascisti e poi fucilato dai tedeschi.
Gli Alleati arrivano un mese dopo che Erica è stata trovata e portata via dai tedeschi. Agostino e Stefano nutrono la speranza di rivederla e ogni giorno vanno alla stazione ad aspettare l’arrivo di un treno. Intanto giungono notizie di quello che era accaduto nei campi di Auschwitz e Birkenau; nonostante ciò i due ragazzi continuano ad aspettare fiduciosi Erica.
Una mattina di settembre del 1946 scende dal treno il vecchio Vinicio, amico di Agostino, anch’egli amante della pittura e negoziante di colori e tele. Ma lui spegne ogni loro speranza quando riferisce che la ragazzina è stata deportata a Birkenau. In quell’occasione gli ha consegnato un disegno da recapitare agli amici, in cui ha ritratto Agostino, Stefano e lei stessa che si tengono per mano, e un cielo pieno di stelle che li sovrasta. In basso aveva scritto cinque parole con grafia tremante di chi sta per morire: «Questo non potranno portarmelo via».
Senz’altro un libro che tutti possono leggere, indipendentemente dall’età. Si trova alla biblioteca dei ragazzi di Sovigliana.
Combattenti per la libertà e promotori di pace
Tre nostri concittadini meritano di essere ricordati per il coraggioso contributo dato alla causa della libertà, della giustizia e dell’amore per un mondo di pace. Sono Marino Pedani, Nada Parri e Siro Terreni.
Marino e Nada – nomi di battaglia Lampino e Marina – hanno combattuto nella Brigata Garibaldi; Siro fu fatto prigioniero dopo l’8 Settembre 1943 e portato a lavorare nei lager in Germania per il Terzo Reich.
Marino, nato a Murlo nel 1926, è stato presidente onorario dell’ANPI di Vinci. Fin da giovanissimo partecipò ai movimenti antifascisti in provincia di Siena e entrò a far parte della Brigata Spartaco Lavagnini. Nel 2017, Marino pronunciò queste parole molto attuali che riprendo dal suo libro “Come lucciole nel grano d’estate”:
I giovani non conoscono la Carta Costituzionale. Non è colpa loro, ma di chi non l’ha resa oggetto d’insegnamento nelle scuole. Forse, se fosse stata applicata nei suoi articoli più essenziali, avremmo potuto vivere in una stagione migliore dell’attuale.
Conclude il suo libro spiegando perché ha fatto il partigiano: «Il fascismo era un regime che soffocava ogni speranza di libertà e democrazia. È giusto ricordare l’importanza della Resistenza, che è nata per annientare il fascismo e la sua apologia e per creare una repubblica sociale e democratica. Voglio anche dire che non dobbiamo mai dimenticare che la Carta Costituzionale sta alla base di tutte le leggi italiane».
Nada Parri era nata a Empoli nel 1923. Giovanissima partecipò alla Resistenza nelle formazioni di montagna in Valdantena [la zona a nord est di Pontremoli, in Lunigiana, ndr], da dove partirà verso il Passo del Monte Cirone per scendere in territorio emiliano. Nada ha sempre dedicato la sua vita ai più deboli e alle donne. Ha prestato servizio all’Inca per assistere i lavoratori nelle pratiche previdenziali ed è stata la prima donna sindaco dell’Empolese Valdelsa, nel Comune di Cerreto Guidi. Ha raccontato la sua vita nel libro “La vita amara”, in cui termina il suo racconto autobiografico con queste parole:
Odio la guerra. Mi ribello. Ma l’uomo riuscirà mai a ritrovare la strada giusta, l’amore per il prossimo e continuerà così per sempre, in questa spirale di odio e di vendetta?
Siro Terreni era nato a Santa Maria (Empoli) nel 1924, ma da molti anni abitava a Spicchio. Fu fatto prigioniero dopo l’8 Settembre 1943 e portato in Germania a lavorare nei lager nazisti per il Terzo Reich. Non ha combattuto nella Resistenza, ma ha sempre creduto nella libertà e nella pace, tanto da trasmettere con passione questi valori ai ragazzi delle scuole. Un vero promotore di pace che ascoltava i più giovani cercando di capirli ed entrare in sintonia con loro, a cui raccontava le sue esperienze di prigionia in maniera pacata, senza mai esprimere odio o rancore nei confronti dei tedeschi. Possiamo leggere il racconto della sua vita, le sue poesie e filastrocche nel bellissimo libro scritto con amore da lui stesso, “Un nonno racconta. La memoria e la storia”.