La cappella degli aviatori toscani a Vinci

La cappella degli aviatori toscani a Vinci

Vinci è città legata al Volo in omaggio agli studi leonardeschi e per un sacrario che qui gli Aviatori toscani vollero collocare, un evento da ricordare nel centenario dell’Aeronautica italiana (1923-2023)

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Lo scorso 28 marzo 2023 l’Aeronautica Militare Italiana ha compiuto 100 anni: un secolo di vita da quando negli anni venti la Regia Aeronautica fu costituita come Forza Armata autonoma. “Con valore verso le stelle”, secondo la locuzione latina Virtute Siderum Tenus assunta a motto, questa Forza ha dimostrato tenacia e competenza, non senza sacrifici, anche in termini di vite umane.

A Vinci, città legata al volo italiano grazie agli studi del grande Leonardo, c’è un piccolo sacrario dell’Aeronautica. La scelta di collocarlo a Vinci non è frutto del caso. In tanti, magari meno giovani, ricordano con entusiasmo il passaggio della squadra dei reattori della nostra Aeronautica che negli anni Sessanta e Settanta apriva la manifestazione del Giorno di Leonardo. Era un grande evento, soprattutto per quei bambini di allora. Ed è così, che il 21 settembre 1996, “ gli aviatori toscani con amore di figli hanno posto presso la S. Croce il sacrario che ricorda i loro caduti, fidenti in Colei che è la Porta del Cielo”, come si legge in una grande epigrafe in pietra serena posta sul sagrato della chiesa parrocchiale. Nell’occasione la cappella feriale della Chiesa Prepositura di Santa Croce, appena restaurata, è stata adottata dagli aviatori toscani e accoglie l’effigie della Madonna di Loreto, loro patrona. In questi cinque lustri forse avrebbe meritato maggiore attenzione. Come mi ricorda un vinciano d.o.c., Enzo Nardini, primo aviere e socio dell’Associazione Arma Aeronautica (AAA) di Firenze, che unitamente a quella di Prato, volle questa particolare sede: È l’unica cappellina in Toscana! Qui ci sono state anche le Frecce Tricolori di Firenze, poco prima della pandemia, lasciando il loro crest (la riproduzione dello stemma) perché fosse conservato”. Rimuginando nei suoi ricordi, a Enzo uno sta particolarmente a cuore, seppure con qualche rammarico: Pensa che per l’occasione era stato assegnato e pronto un aereo da collocare in una rotonda di ingresso della città di Vinci, in omaggio a Leonardo. Non era un aereo delle Frecce Tricolori, ero comunque un G.91 (un aereo da combattimento prodotto dall’azienda aeronautica italiana Fiat aviazione dalla metà degli anni Cinquanta ndr). Qualcosa di simile è stato fatto, per esempio, a Lucca, San Marcello, Loreto… dove sono state risolte le perplessità in materia di sicurezza che si ponevano qui da noi”. Gli domando se è stato previsto qualcosa per questo centenario. La speranza è di riuscire a organizzare una festa a ricordo di tutti gli aviatori toscani – conclude Enzo, in questa breve e improvvisata intervista, indicandomi tra i vari cimeli lasciati dagli aviatori qui a Vinci una pergamena, incorniciata di tante firme: Vedi sono quelle dei «loretini»!, tiene a sottolineare.

E qui ci vuole una vera e propria citazione storica con una doverosa nota finale.

Nella pergamena esposta, sotto il simbolo di un Battaglione si legge “ Lungo le sponde dell’Uadi El Melyen, donde questa terra è stata prelevata (alla base è posto un flacone chiuso con il tricolore, contenente della sabbia), il Btg. Loreto (1° e 2° Compagnia), partecipando all’ultima battaglia in terra africana, riceveva il suo battesimo di fuoco. Per la particolare posizione impostagli dallo schieramento difensivo, il Btg. Loreto, deponeva per ultimo le proprie armi. I successivi eventi politico-militari ne decretarono poi, lo scioglimento e la non ricostituzione. Alcuni suoi ex appartenenti, sono oggi –dopo 55 anni – qui convenuti per ricordare la storica battaglia di Enfidaville (19 aprile- 13 maggio 1943) e per fare omaggio alla Madonna di Loreto di un simbolico pugno di quella terra sulla quale combatterono per l’onore del proprio reparto, dell’Arma Azzurra, della loro Santa Patrona e dell’Italia. Non gli arrise la Vittoria, ma la colpa non fu loro. Vinci 30 maggio 1998”

È il ricordo di uno degli episodi bellici più drammatici della storia militare italiana. Il «Loreto» era, infatti, uno dei battaglioni terrestri dell’Aeronautica costituito con il preciso scopo di presidiare gli aeroporti occupati, nell’ambito di una politica di espansione, predisponendone la difesa e organizzando tutti i servizi necessari per il loro immediato funzionamento. Il suo nome, come ricorda l’epigrafe vinciana, è rimasto legato alla battaglia di Enfidaville, in Tunisia, quando le truppe italiane e tedesche sono costrette, invece, a cedere di fronte all’avanzata degli angloamericani, che di lì a poco sarebbero sbarcati in Sicilia. Il 13 maggio 1943 è la fine di ogni velleità per l’esercito italiano in Africa, nonostante una strenua resistenza, schiacciato dalle forze alleate, nettamente superiori nel numero e nei mezzi. Vinta la battaglia, gli alleati entrano a Tunisi e Biserta e costringono alla resa le truppe nemiche. Nella aneddotica militare si narra che pur di non consegnare il tricolore ai vincitori, prima della resa, i comandanti italiani lo avrebbero fatto a pezzi e diviso tra tutti i soldati. Non c’è però vera gloria in questi racconti di guerra. Con la sensibilità acquisita negli anni successivi, non ci può essere alcuna giustificazione o esaltazione: la guerra è sempre la guerra. Anzi, ricordare questi episodi, il sacrificio di molti uomini, compreso quello del Battaglione Loreto, è il modo migliore per comprendere il senso storico e civico dell’art. 11 della nostra Costituzione Repubblicana che ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Dimenticare è quindi sbagliato, nel male e nel bene. Anche per questo motivo, la Cappella degli Aviatori toscani, in quel di Vinci, merita una visita, con senso di rispetto e di gratitudine per quanto ha fatto e sta facendo l’Aeronautica Italiana per il nostro Paese.

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