“Perché Sanremo è Sanremo”

"Perché Sanremo è Sanremo"

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Da diversi giorni il noto presentatore RAI Amadeus reclamizza il “suo” festival di Sanremo per ricordarci l’appuntamento, dal 6 al 10 febbraio, della 74ª edizione della kermesse canora diventata simbolo dell’Italia nel mondo.

Amedeo Umberto Sebastiani (in arte Amadeus) è, difatti, il presentatore e direttore del festival per la quinta volta consecutiva, primato che condivide con i mitici Mike Bongiorno e Pippo Baudo e, forse, spera di raggiungere gli undici anni del primo e i tredici del secondo.

Il teatro Ariston, con gli immancabili e stupendi fiori e la formidabile orchestra, ha ospitato dal 1977 i più grandi compositori e interpreti della canzone italiana e straniera, senza contare le vallette, gli attori, i registi e tante personalità che hanno solcato il palco come ospiti (dal 1951 al 1976 la manifestazione si svolgeva nel salone delle feste del Casinò Municipale).

Il festival rappresenta anche un pezzo significativo della storia del nostro Paese: è lo specchio della società dagli anni Cinquanta in poi, con i suoi cambiamenti e le sue problematiche; non si tratta semplicemente di canzonette, perché anche le più sdolcinate, le più banali e i tormentoni esprimono sentimenti, aspirazioni, disagi e affrontano a volte temi sociali e politici.

Sanremo non è soltanto musica leggera nelle sue varie sfaccettature e innovazioni, ma è moda, costume, bellezza, gossip e tutti noi siamo attratti dal suo fascino.

Io sono un’affezionata del Festival, che ha sempre fatto parte della mia vita e lo seguo fin da bambina. Ripensando agli Anni ’50/’60, mi torna in mente quando con i miei nonni andavamo a vedere la televisione al vicino bar di Torello (bar Leonardo), in piazza, allora fulcro del paese (pochissimi a Vinci possedevano il televisore).
Nelle fredde serate del festival anche noi bambini potevamo uscire dopo cena per assistere a questo evento straordinario e nella saletta del seminterrato del bar, zeppa di seggiole e di gente, appena iniziava la trasmissione, non si sentiva volare una mosca. Mia nonna era patita di Claudio Villa, il “Reuccio”, ma le piaceva anche Domenico Modugno (ambedue vincitori del Festival per quattro volte), mentre io, “più moderna”, rimasi molto entusiasta della movimentata esibizione di Adriano Celentano, che nel 1961 interpretò 24 mila baci.
Ricordo anche di avere comprato per alcuni anni al Bazar Cinelli un librettino con tutte le canzoni del Festival (forse a corredo della rivista TV Sorrisi e Canzoni) e di avere fatto a gara con le amiche per imparare più testi possibili. Negli anni delle medie diventai quasi fanatica, sia per la vittoria nel 1964 della giovanissima Gigliola Cinquetti con Non ho l’età, ma soprattutto per le doppie esibizioni (a ogni italiano veniva abbinato uno straniero) che mi dettero l’opportunità di conoscere Gene Pitney, Paul Anka, Antoine, Rocky Roberts, Françoise Hardy, Petula Clark, Sandie Shaw (arrivata sul palco a piedi nudi) e tanti altri. Collezionavo anche le figurine dei cantanti per riempiere l’album del festival e facevo gli scambi con i compagni di classe in caso di doppioni.
Nel 1964-65 tutte le ragazzine di Vinci, me compresa, erano innamorate di Bobby Solo, per la somiglianza con Elvis Presley, per la sua voce e le delicate canzoni, prima fra tutte Una lacrima sul viso, ascoltata centinaia di volte nei pomeriggi domenicali. Nel periodo dell’adolescenza e della giovinezza le canzoni sanremesi hanno accompagnato i nostri compleanni e hanno avuto il merito di farci ballare “con i maschi” alle festicciole in casa o nei garages per San Silvestro o durante il Carnevale.

Con l’andare del tempo Sanremo ha subito un declino (dopo il suicidio di Luigi Tenco del 1967), salvo poi riprendere quota e risalire pian piano verso il successo. Io negli anni sono stata sempre più occupata con lo studio, il lavoro e la famiglia e ho dedicato meno tempo al Festival, ma non ho mai tralasciato di ascoltare i miei cantanti preferirti e non posso dimenticare l’edizione del 1980 con lo scatenato Roberto Benigni che ribattezzò il Papa “Woitylaccio”, oppure la successiva con l’indimenticabile Massimo Troisi come ospite, tanto per citarne alcune.
Insomma, Sanremo, tra alti e bassi, nonostante contestazioni, polemiche, atti di protesta, azioni legali causate dagli esiti della gara, riesce a catturarci dal 1951, ha un visibilio di ascolti (lo share più alto tra le trasmissioni della tv), eppure qualcuno si domanda ancora il motivo di tanto successo. La risposta è: “Perché Sanremo è Sanremo”, come dice il motivo conduttore dei ritorni all’Ariston dell’insuperabile Super Pippo.

Dunque, Buon Festival 2024 a tutti!

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