La scelta bio di Luggiano, che ha esposto a Vinitaly

La scelta bio di Luggiano, che ha esposto a Vinitaly

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Non è la prima volta che l’azienda agricola di Luggiano va al Vinitaly. Francesco Lippi e Camilla Biancalani, che insieme guidano l’azienda agricola in fondo alla via omonima alla quale si arriva da Collegonzi hanno esposto il proprio marchio anche in passato, ma nelle ultime due edizioni hanno avuto uno stand sotto il padiglione riservato alle aziende che presentano prodotti prettamente biologici.

Ce lo racconta proprio Camilla, che in azienda è quella che sta dietro all’amministrazione, mentre il marito si occupa direttamente dei filari.

Luggiano imbottiglia vini biologici dal 2018, da quando è stata certificata come azienda che produce esclusivamente in quel modo, dopo aver abbandonato completamente la produzione convenzionale, abbattendo del tutto l’utilizzo di prodotti chimici, sia nella produzione vitivinicola che in quella olearia.
A Vinitaly, Luggiano ha portato cinque vini: quattro rossi (Chianti, Chianti Superiore, Chianti Riserva e rosso igt Toscana) e un bianco.
Vini che sono apprezzati maggiormente da un pubblico straniero, a sentire Camilla. Tedeschi, francesi, nord europei in generale preferiscono e confermano la loro vocazione nei confronti del Chianti.

Quello descritto da Camilla è poi un pubblico di importatori e distributori molto selezionato e settoriale e che ha una forte sensibilità per il prodotto biologico. È anche un pubblico attento a ciò che sceglie e che compra solo successivamente, dopo valutazioni attente dei vari tipi di vino.

A Luggiano, come a tante altre aziende del territorio, questa cosa interessa molto, perché se è vero che il richiamo del Chianti è principale e chi compra lo fa anche e soprattutto per il nome riconosciuto in tutto il mondo, è anche vero che la diversità del vino biologico è un fattore fondamentale quando si tratta di scegliere un prodotto che sappia farsi distinguere dagli altri.

La marcia in più dei vini biologici, come spiega Camilla – oltre al fatto di non avere tracce di prodotti chimici – è quella di produrre un vino che è fortemente caratteristico e rappresentativo addirittura della singola collina vinciana sulla quale sorgono i filari, poiché la produzione segue ancora vecchi metodi e mix composti da tagli di vite tipiche del territorio.

Un’unicità per cui vale la pena l’investimento al quale le aziende vanno incontro partecipando a Vinitaly. Intanto perché la partecipazione impiega parecchie risorse aziendali, non ultima la capacità di trattare e presentare il proprio prodotto in una lingua straniera, visto che la maggior parte dei potenziali clienti è straniera.
Poi perché quello portato a Verona è un vino vendemmiato almeno due anni prima, visto che la scelta del biologico comporta anche un procedimento più lungo rispetto alla linea di produzione convenzionale. Così, fra il 2 e il 5 aprile 2023, Luggiano ha fatto assaggiare quanto vendemmiato nel 2021. Se poi chi compra lo fa prevalentemente molto dopo la visita e le degustazioni a Vinitaly (in media anche a gennaio successivo), il vino che Luggiano si trova a vendere all’estero è quello di ben tre anni prima.

La scelta del biologico è anche una missione da parte delle aziende come Luggiano, visto che la valorizzazione e la salvaguardia del territorio, quello rappresentato a Vinitaly, portano dietro delle pratiche che tendono a difendere il territorio, la terra e la sua manutenzione, magari evitando pratiche diserbanti massive che al territorio bene non fanno.
Il biologico, infine, implica anche meno stress dei campi coltivati, che quindi rendono di più – e Camilla ce ne dà testimonianza – e permettono una maggiore resa anche considerando i numeri di un’azienda piccola come può essere Luggiano.

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