La Festa degli alberi a Vinci, fra gli Anni 50 e 60

La Festa degli alberi a Vinci, fra gli Anni 50 e 60

Nella foto: Poggio di Marradino, 212 novembre 1952.Festa degli alberi: Leonardo Berni con il padre Giuseppe (‘Beppe la guardia’), l’appuntato Gherardini, monsignor Emilio Fulignati, Ivo Leporatti, le maestre maria Grazia Frediani e Wanda Gandi e le suore giuseppine.

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Il 21 novembre, da poco passato, si è celebrata la “Giornata mondiale degli alberi”, che ha lo scopo di valorizzare l’importanza del patrimonio arboreo e ricordare il ruolo fondamentale ricoperto da boschi e foreste.

L’Arbor day venne celebrata la prima volta in Nebraska il 10 aprile 1872; in Europa si diffuse negli anni successivi e in Italia la prima Festa dell’albero risale al 1898, per iniziativa del Ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli. Nel 1951 il Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste fissò la data del 21 novembre (con possibilità di differire tale data al 21 marzo nei comuni di montagna) e la celebrazione si è svolta con regolarità e rilevanza nazionale fino al 1979; successivamente è stata delegata alle Regioni, che gestiscono a livello locale le varie iniziative (distribuzione gratuita di piante e messa a dimora di nuovi alberi in giardini, terreni pubblici e privati).

La legge 113 del 1992 ha previsto che ogni Comune curi la messa a dimora di un albero per ogni neonato registrato all’anagrafe.

La Giornata degli alberi è stata istituita come ricorrenza nazionale nel 2013. Gli alberi, detti “il polmone della terra”, sono un elemento indispensabile dell’ecosistema per il ciclo della vita, per l’equilibrio climatico e per la sopravvivenza di tutte le specie, compresa la nostra. Purtroppo, nei tempi che stiamo vivendo, la cura del Creato, tanto a cuore a San Francesco, sembra non interessare proprio a tutti, e difatti l’uomo ha progressivamente violato, degradato e distrutto intere aree boschive per bisogni abitativi e industriali sempre più pressanti, spesso per incuria, avidità e profitto. Gli effetti infausti di questi comportamenti sono sotto i nostri occhi, ma, per evitare una catastrofe, non bastano più belle parole e manifestazioni, servono fatti concreti.

È diventata, dunque, un’esigenza prioritaria riflettere su quanto sia importante accrescere il patrimonio naturale di ogni paese e imparare ad amare e rispettare gli alberi, così come insegnano i popoli antichi e i saggi antenati, coinvolgendo tutti e iniziando proprio dai più piccoli, per salvaguardare il loro futuro.
So per certo che il Comune di Vinci celebrava la festa almeno dal 1952, perché lo testimonia una foto conservata da mio padre, e io ho partecipato alla cerimonia dal 1958 con l’inizio delle scuole elementari (frequentavo l’Istituto Parificato delle Suore Giuseppine).
Mi affiorano alla mente teneri ricordi che il tempo non è riuscito a cancellare. Nei giorni precedenti la festa le suore ci insegnavano o ci facevano ripassare (a seconda della classe) il canto “Tenere pianticelle”; poi, la mattina del 21 novembre, la madre superiora, le maestre e alcuni genitori ci accompagnavano sul Poggio di Marradino, infagottati nei cappottini dai quali però sbucava sempre il fiocco appuntato sul grembiule nero.
Nonostante, a volte, fosse abbastanza freddo e soffiasse una tramontana dispettosa, noi bambini eravamo contenti e non ci pareva vero affrontare quella insolita passeggiata, bramosi di piantare un piccolo albero. Giunti sul Poggio, dove era radunata anche una piccola folla di paesani, iniziava la cerimonia con i saluti del sindaco, del maresciallo, di monsignore Fulignati, del direttore didattico, dopo di che fra tutti gli scolari (erano presenti anche gli alunni delle scuole elementari comunali) venivano scelti alcuni gruppetti cui erano consegnati gli alberelli per la messa a dimora nelle buche, già approntate dagli operai del Comune. Alcuni tenevano in mano le piantine, altri riempivano le fosse con la terra, altri ancora mettevano una piccola asticella a sostegno dei giovani arbusti, mentre tutti intonavano i canti preparati per l’occasione. L’operazione veniva completata con grande scrupolosità, in un clima di festa, un intreccio di voci e risatine, e il poggio echeggiava di “Tenere pianticelle, crescete rigogliose con le foglie festose, sotto i raggi del sol. Anche noi cresceremo nella luce di Dio, l’ornamento è un desio del nostro sacro suol…”

Infine, un graditissimo spuntino per tutti i bambini offerto dal Comune (rammento un delizioso panino ripieno di salame). Nei giorni successivi, pensierini, temi e disegni, per raccontare la bella giornata e fare le nostre piccole ma importanti considerazioni sull’argomento. Ricordo anche di essere tornata più volte con le compagne di classe a controllare le “nostre” per assicurarci che crescessero rigogliose come augurava il bel canto.

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