Clemente Lupi, un vitolinese nella storia degli archivi e della paleografia in Italia

Riprendiamo da un articolo di Paolo Santini, apparso su Orizzonti circa tre anni fa, il profilo fatto su Clemente Lupi, studioso vitolinese.

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A Vitolini, frazione di Vinci, in molti, soprattutto fra i più giovani,  si chiedono chi fosse il personaggio al quale è intitolata una via – o meglio una scalinata – dell’antico castello, Clemente Lupi.

Nato a Vitolini il 7 luglio 1840, è stato uno dei più importanti archivisti e paleografi italiani. Studiò nelle Scuole pie di Firenze e poi nel Seminario vescovile di Pistoia e nel 1857 vinse un posto di alunno presso la Scuola di paleografia e diplomatica, istituita in quell’anno presso l’Archivio centrale di Stato di Firenze. Suo compagno di studi fu Cesare Paoli, altro grande ingegno, autore di saggi in materia archivistica e paleografica ancor oggi studiati e commentati.
Dopo i tre anni di corso divenne effettivo nel 1861. Il primo incarico affidatogli fu, in collaborazione con il collega Cesare Paoli, il regesto delle provvisioni e dei consigli del Comune di Firenze. A Firenze rimase fino al 1865, anno nel quale fu trasferito nell’Archivio di Stato di Pisa. Sebbene il grande Cesare Guasti, direttore della Soprintendenza agli Archivi toscani, lo apprezzasse e lo invitasse a tornare a Firenze, Clemente Lupi rimase a Pisa. A lui si deve il primo ordinamento dell’archivio della Repubblica pisana, nel quale dette prova di grande cultura paleografica e storica, lavoro al quale seguì qualche anno dopo il volume “Ordinamento e inventario delle Provvisioni e Consigli degli Anziani del Popolo“. Studiò a fondo il materiale arabo presente nell’archivio pisano.
Di quegli anni inoltre, un’indagine su documenti inediti relativi a Girolamo Savonarola, che pubblicò su “Archivio storico italiano“.

Nel 1874 si recò a Londra e a Parigi per studiare i sistemi di ordinamento di quegli archivi e per conoscere l’organizzazione della francese École des chartes.
Gli interessi del Lupi per gli studi paleografici lo portarono a pubblicare, nel 1875, un “Manuale di Paleografia delle carte“, adottato in seguito come libro di testo presso le scuole paleografiche degli archivi di stato; del 1886 fu l’incarico ufficiale dell’insegnamento di Paleografia presso l’Università di Pisa, riconfermatogli fino al 1915. Nella descrizione che Clemente Lupi fa dell’illustre collega Cesare Paoli troviamo anche qualche riferimento alla vita personale e al carattere umile e discreto del grande paleografo vitolinese. «Da Baldassarre Paoli, – afferma il Lupi – degno membro della magistratura e del senato, e da Antonietta Bruchi nacque Cesare, primo dei maschi di numerosa prole, il 10 novembre 1840. Io lo conobbi di tredici anni appena nella classe che allora si diceva di Umanità nelle Scuole Pie fiorentine. Era un giovanetto quieto, ordinato e studioso; ed io, che uguale a lui di età mi tenevo inferiore d’ingegno, cominciai presto a stimarlo e ad amarlo e provavo soddisfazione e contentezza quando, giusta un sistema di quella scuole, potevo meritare di sedergli accanto. Dopo una separazione di tre anni, lo ritrovai fra i concorrenti alla scuola di Paleografia e Diplomatica istituita nel 1857 presso l’Archivio Centrale di Stato in Firenze; e solo allora fui veramente persuaso che era o stava per divenire nobile e decorosa la carriera degli Archivi, alla quale i miei maestri mi avevano indirizzato. Così tornammo condiscepoli, sotto l’alta direzione del Bonaini, che apprendeva ai suoi “ragazzi” quale concetto fosse da avere e quale uso si dovesse fare di quei tesori di storia , sotto la guida illuminata ed amorevole del Guasti, che ci trattava come due figliuoli e ci forniva in sé stesso il modello dell’archivista, e sotto quella immediata e continua di Carlo Milanesi, che ci era maestro e pedagogo ed oltre alle regole teoriche di Paleografia e di Diplomatica c’insegnava a trarre dai documenti medioevali la storia e la filologia con un metodo pratico sì efficace, che non ho incontrato l’uguale in altre scuole». 

Il Lupi si interessò a fondo anche di storia del diritto e di storia dell’arte. Uno dei suoi grandi interessi fu l’archeologia, disciplina nella quale trovò punti di contatto con la paleografia occupandosi di epigrafia latina e di antichità classiche in genere. Tenne un corso di archeologia dal 1872 al 1882; l’anno dopo il Ministro della pubblica istruzione lo incaricò di relazionare sullo stato e sui provvedimenti da adottare per le antiche Terme a Pisa, riconoscendone definitivamente la grande perizia acquisita anche in questo campo scientifico. Nel 1905 ottenne la direzione dell’archivio pisano – dopo aver rifiutato qualche anno prima la direzione dell’Archivio di Stato di Genova – e vi rimase fino al 1910, anno in cui fu collocato a riposo. Morì nella sua amata Vitolini il 23 febbraio del 1919.


Paolo Santini
Questo articolo è apparso sulla rivista Orizzonti nel 2017